Descrizione
Le ultime fasi della vita sono ora prevalentemente gestite dalla medicina, anzi dalla biomedicina riduzionistica e organicista, come diverse patologie da trattare con i suoi metodi, procedure e protocolli. Un fallimento!!! La Medicina Narrativa integrata con le cure palliative possono essere un modo diverso di affrontare il fine vita con dignità e nel rispetto delle aspettative, dei desideri, dei modi e dei tempi che le persone insieme ai curanti scelgono per ridurre i dolori e le sofferenze attraverso un dialogo narrativamente costruito. Le storie che vengono presentate nell’ultima parte del libro sono testimonianza di un diverso possibile approccio, con tante difficoltà certo, ma anche con prospettive che fanno sperare in un fine vita nel rispetto della dignità delle persone.
Marta De Angelis
Medico palliativista, lavora a Spoleto per Aglaia, un’associazione no-profit che si occupa di assistenza ai pazienti affetti da patologie cronico-degenerative in fase avanzata e alle loro famiglie. Fortemente impegnata in ambito formativo, in particolar modo nei confronti delle nuove generazioni di professionisti della salute. Per Aglaia si occupa anche di progetti per la sensibilizzazione della popolazione rispetto ai temi del fine vita. Dal 2017 è coordinatore regionale della Società Italiana di Cure Palliative.
Paolo Trenta
Folignate, laureato in sociologia alla Sapienza di Roma, si è occupato tra i primi in Italia di Medicina Narrativa, nel suo ruolo di dirigente del Servizio Formazione e Comunicazione della USL Umbria 2 ha costruito un Laboratorio di Medicina Narrativa. Ha contribuito alla nascita dell’Osservatorio di Medicina Narrativa Italia (OMNI), di cui è presidente, che punta ad integrare le migliori esperienze di pratica clinica narrativa nel nostro paese. è fondatore e componente del direttivo della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) e coautore di Medicina Narrativa per una sanità sostenibile e di Medicina Narrativa e ricerca. Ora si occupa prevalentemente di formazione attraverso laboratori esperienziali con i quali si iniziare a costruire quella “postura” descritta da Rita Charon che è fondamento di ogni intervento narrativamente costruito.